Secoli dopo Fra’ Giovanni dal Pian di Carpine un altro magionese va alla conquista dell’oriente: Giorgio Lupattelli. E’ stata infatti inaugurata in Cina domenica 6 luglio una mostra d’arte umbra intitolata “Migrazioni” organizzata dalla Provincia di Perugia in collaborazione con Sviluppumbria ed Umbria Incoming e con il patrocinio della Comunità Europea, della Camera di Commercio di Perugia, dell’Ambasciata d’Italia a Pechino, dell’Istituto Italiano di Cultura e dell’Università per Stranieri. La mostra si terrà alla “Rain Gallery” di Pechino al “789 Art District”, una vecchia fabbrica riconvertita in un centro d’avanguardia per quel che concerne l’arte mondiale in cui verranno esposte venticinque opere di artisti diversi, uno degli artisti di spicco è proprio Giorgio Lupattelli, poco noto in Umbria per i non addetti ai lavori. A Magione ha realizzato dei quadri per la chiesa di San Giovanni Battista e ha prestato gratuitamente la sua opera per le associazioni culturali e ricreative locali in particolare l’emblema della sagra magionese. Ma è conosciuto e apprezzato soprattutto a Roma e in campo internazionale. Artista multimediale, per i suoi lavori utilizza spesso tecniche di grafica digitale alcuni dei quali poi realizza con la pittura. A Pechino è esposta una sua opera intitolata “P53” un olio acrilico su tela ispirato ad un suo lavoro precedente sull’ elicoidale genoma umano. “L’Umbria non ha molto da offrire per un artista contemporaneo” spiega Giorgio Lupattelli “questa iniziativa però può rivelarsi interessante ed è sicuramente uno sforzo per sostenere gli artisti umbri. Personalmente sono in un periodo molto fortunato infatti sta avendo molto successo anche la mia personale di Roma, le recensioni dei critici sono molto positive e molte riviste di arte riportano spesso i miei lavori. Il tema della mia ricerca è l’uomo contemporaneo e il suo rapporto con i cambiamenti socioculturali e con la scienza in particolare nel campo della genetica”. La galleria personale a Roma durerà fino al 31 luglio intititolata “Refresh”, in cui l’artista, da sempre metabolizzatore dell’immaginario mediatico, osserva e rielabora i flussi comunicativi provenienti da televisione e computer creando opere che riallacciano il passato al presente come ad esempio l’opera di punta: il Toy Building Velociraptor; una scultura in scala dello scheletro di un velociraptor una sorta di lego modulare “ad incastro” tipico dell’artista .
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